Nel 1972 nel nord Italia la parola mafia evoca più un film di grande successo che una minaccia incombente; in realtà era molto più vicina di quanto ci si fosse immaginati. È la stagione dei rapimenti operati dalla criminalità organizzata in Lombardia.

Le vittime sono cognomi conosciuti (in molti casi tutt’oggi): poi, diventano solo cose, merci di scambio, e spesso non tornano più a casa.
Questa rappresentazione racconta la storia di Cristina Mazzotti, diciotto anni, tenuta prigioniera in una cella con solamente 5 centimetri d’aria.

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